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sabato 8 marzo 2008

Cosa cantiamo oggi a messa?

La domanda che si pongono ogni domenica i cori parrocchiali, qualche minuto prima della messa, è proprio questa: "cosa cantiamo oggi". Sfogliano il libretto dei canti e buttano giù la lista dal solito repertorio che va bene dal Battesimo del Signore a Cristo Re. Molti ancora sono -ahimè - irretiti dalla falsa idea che il modo di cantare oggi nelle nostre messe sia quello promosso dal Concilio Vaticano II e dalla riforma liturgica. NIENTE DI PIU' FALSO e addirittura facilmente provabile. Per chi legge l'inglese c'è un bell'articolo qui. Altrimenti ve ne faccio una breve sintesi.
Per molti potrebbe essere una sorpresa sapere che ogni messa ha i suoi canti propri, i cui testi non sono cambiabili a piacere, mentre la musica può essere composta in modi differenti sempre rispettando però il testo proprio dei canti del giorno. La Sacrosanctum concilium, in un numerello di quelli che nessuno legge, il 117, scrive così: "Si conduca a termine l'edizione tipica dei libri di canto gregoriano; anzi, si prepari un'edizione più critica dei libri già editi dopo la riforma di S. Pio X. Conviene inoltre che si prepari un'edizione che contenga melodie più semplici, ad uso delle chiese più piccole."
E al numero 121, parlando dei musicisti conpositori si dice: "Compongano melodie che abbiano le caratteristiche della vera musica sacra; che possano essere cantate non solo dalle maggiori « scholae cantorum », ma che convengano anche alle « scholae » minori, e che favoriscano la partecipazione attiva di tutta l'assemblea dei fedeli. I testi destinati al canto sacro siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalla sacra Scrittura e dalle fonti liturgiche."
Per quanto riguarda il primo punto si fece un grande sforzo che produsse la revisione per la nuova messa del Graduale Romanum (1974), cioè il libro di canti gregoriani dell'ordinario della messa (kyrie, gloria...) e del proprio di ogni celebrazione eucaristica (i testi del graduale sono i testi propri della liturgia romana dei canti d'introito, di offertorio e di comunione). In più, per le comunità parrocchiali meno provviste in fatto di coro o esperienza canora, venne prodotto lo splendido Graduale simplex (I ed. 1967; II ed. 1975), che come dice il titolo è un libro di canti semplici per la messa (appropriati, più che strettamente propri).
Abbiamo così ben due serie di testi approvati, con relativa musica gregoriana. Ora non si capisce perchè tutti i libri liturgici del Concilio siano stati adattati nelle lingue vernacole e questi due importantissimi libri, che contengono testi che non si dovrebbero mutare a piacimento (SC 22,3), sono rimasti patrimonio degli esperti e dei circoli di liturgisti.
Non è questione di gregoriano o meno, ma il fatto che le antifone e i salmi che le accompagnano per ogni messa non è intenzione del Concilio vengano dati in balia dei ragazzi del coro parrocchiale. Come invece è avvenuto per quarant'anni, con grave diseducazione al canto vero della liturgia romana e in barba alla volontà del Concilio. Infatti, la vera tradizione liturgica romana antica, prevedeva per la messa solo il canto di antifone e salmi, il tutto preso per il 90% dalla sacra Scrittura, non dalla mente fervida di poeti improvvisati. La musica invece poteva variare da luogo a luogo e di tempo in tempo, per adattarsi alle esigenze, tenendo presente però della preminenza e della guida della melodia gregoriana.
La costituzione apostolica di Paolo VI con cui promulga il Messale Romano rinnovato dice in proposito chiaramente: "Il testo del Graduale Romano, almeno per quanto riguarda il canto, non è stato cambiato. ... sono state adattate le Antifone d'ingresso e di Comunione per le Messe lette. ". Quelle infatti che troviamo scritte nei messali sotto il titolo di antifone di Ingresso e di comunione sono le antifone eventualmente da LEGGERE nelle messe in cui il proprio non dovesse essere cantato. Per questo motivo il messale non riporta l'antifona di offertorio, perchè nelle messe lette non si prevede mai che essa venga letta: c'è solo se viene cantata, e infatti nei graduali ecco che puntualmente compare.
Se poi entriamo nel merito, potete rendervi conto di quanto sia mutilata la liturgia e la comprensione delle singole feste da quando esse hanno perso i canti propri che le hanno accompagnate e sostenute, come colonna sonora e testuale, per centinaia e centinaia di anni.
Riflettiamo e procuriamoci, almeno per conoscenza, i libri liturgici che ancora mancano in sacrestia, cioè i graduali.

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