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lunedì 9 novembre 2009

San Giovanni in Laterano e la presenza dei Santi Francesco e Antonio

Oggi è la festa dell'Arcibasilica Lateranense, capo e madre di tutte le chiese della cattolicità. Qui nell'altare papale è racchiuso l'antico altare ligneo che sarebbe stato usato dai primi 33 papi, da san Pietro a san Silvestro. Qui è la cattedra del Vescovo di Roma, che presiede nella carità a tutte le chiese. Sopra questa cattedra vediamo il mosaico absidale (del '200, rifatto però nell'800), da cui il Santissimo Salvatore guarda in giù, affiancato da figure supplicanti: la Madre di Dio, San Giovanni Battista, e le colonne della chiesa: San Paolo, San Pietro, San Giovanni e Sant'Andrea. In taglia più piccola troviamo altri due personaggi che vegliano sopra la cattedra del Papa: sono le figure di san Francesco (+1226) e di sant'Antonio di Padova (+1231)  fatte inserire da Niccòlo IV (papa dal 1288 al 1292)
Due poverelli immortalati nel massimo tempio della Cristianità, la cattedrale di Roma, pochi decenni dopo la loro morte e canonizzazione.
È interessante notare come Iacopo Torriti, l'autore del mosaico, secondo le esigenze del papa, sia intervenuto innovando l’iconografia classica: l’inserimento dei due santi francescani (Francesco e Antonio) e quindi "moderni", accanto alla deesis, manifesta come anche le nuove spiritualità, i nuovi movimenti medioevali che sorsero a rinnovare la Chiesa, appartengono all’ininterrotto fluire dello Spirito Santo, e mmostrano come esso continui in ogni momento della storia (tradizione viva). Per sottolineare il significato simbolico dell’opera Niccolò IV fece apporre un’epigrafe (la troviamo ora murata a fianco della porta della sacrestia), in cui fa riferimento esplicito al sogno di Innocenzo III, raccontatoci da San Bonaventura. Il papa dopo aver visto in sogno San Francesco nell’atto di sorreggere la Chiesa, simboleggiata dal Laterano, che era sul punto di crollare, ne confermò la regola, capace di proporre un rinnovamento alla Chiesa di allora.
E fu proprio al Laterano che san Francesco 800 anni fa (1209-2009) chiese al Papa di approvare il suo sogno evangelico. Pochi anni dopo, sempre al Laterano, Gregorio IX ascoltò la predicazione infuocata di frate Antonio e, sorpreso ed edificato, lo trattenne alquanto a Roma, chiamandolo "Arca della Sacra Scrittura".

Una leggenda tarda - e un tantino truculenta nei confronti di Sant'Antonio -, dei primi decenni del 1300, attribuendo erroneamente a Papa Bonifacio VII i lavori di restauro del Laterano, racconta così l'episodio dell'inserimento dei santi Francescani alla Cattedrale di Roma:

Al tempo del Signor Papa Bonifacio VIII, fu restaurata l’abside della Bailica di San Giovanni in Laterano a Roma, che è detta anche l’episcopio. Due frati minori, esperti artisti, ne ricevettero l’incarico. Dopo aver fnito di realizzare le immagini che erano state richieste dal Papa, vedendo che c’erano ancora degli spazi in cui si potevano porre delle figure, di loro iniziativa inserirono le immagini di San Francesco e di Sant’Antonio. Al sentire questa notizia il papa diede ordine ad alcuni chierici, che gli avevano raccontato con rabbia l’accaduto, e disse: “L’immagine di san Francesco, che ormai è stata messa, la tolleriamo benignamente, ma quel sant’Antonio di Padova che ci sta a fare lì? Andate, dunque, e distruggete la sua immagine e al suo posto fate mettere l’effige di Papa Gregorio”.
Ma quelli che si avvicinavano per distruggere l’immagine, e furono molti, uno dopo l’altro, dovettero confessare di esser stati gettati a terra dall’alto da una persona terribile, con una forza impressionante e di grande rapidità. Alcuni di loro subito, altri dopo poco tempo, ma comunque tutti quanti, se ne morirono.
Sentendo ciò il predetto Papa, comando così: "Lasciate stare quel santo, perché, come si ben si vede, possiamo più perderci che guadagnarci" [Leon de Kerval (ed.), Sancti Antonii de Padua vitæ duæ quarum altera hucusque inedita, Paris, 1904, pp. 125-126]

Da allora, comunque, nessuno mise mai più in questione che sopra l'augusto seggio del Pontefice Massimo vegliassero tra i grandi, anche i due piccoli santi Francesco d'Assisi e Antonio di Padova.


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